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Punteggiatura

Stesura della tesi: attenzione alla punteggiatura.

State rivedendo la vostra tesi e vi siete accorti di aver fatto tantissimi errori di punteggiatura?

I primi gli avete attribuiti alla distrazione, i secondi alla stanchezza, mentre per i successivi le scuse hanno iniziato a scarseggiare.

Dunque, avete iniziato a fare ricerche su Google per valutare l’effettivo uso di questo o di quel segno di punteggiatura.

Il risultato? Vi siete resi conto di avere delle grosse lacune o dei seri dubbi su tutte le regole della punteggiatura.

Non allarmatevi, non siete improvvisamente regrediti!

Molto spesso imprecisioni o incertezze derivano da una mancanza di utilizzo di queste norme. Infatti, è stato osservato che sempre più studenti universitari sono completamente disabituati a scrivere e di conseguenza risultano più predisposti a commettere errori grammaticali.

Questo perché durante il percorso di studi risultano, effettivamente, pochissimi gli esami da sostenere in forma scritta e se presenti, tendenzialmente riguardano materie di carattere prevalentemente scientifico e non letterario.

Di conseguenza, vi è una progressiva perdita della buona forma nello scrivere in favore di una maggiore padronanza del linguaggio parlato.

Pertanto, non sentitevi troppo ignoranti, le vostre conoscenze linguistiche sono ancora lì, si tratta solo di dargli una leggera rinfrescata.

Vediamo insieme da dove ripartire.

 

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Gli errori di più comuni.

Per riuscire a riconoscere degli eventuali errori nel vostro testo dovrete prima di tutto essere a conoscenza del uso corretto dei segni, con un riferimento particolare su dove inserirli e soprattutto su che cosa significhi porli in un determinato punto della frase.

Il punto

Il punto, ovviamente, è un segno di pausa forte, ovvero sottolinea una vera e propria sospensione di un concetto e anche, nella lettura ad alta voce, del processo fonatorio. Per questo motivo, si usa al termine di un periodo per sottolinearne la conclusione, ma oltre a questa funzione, che potremmo definire di base, è anche impiegato per abbreviazioni e acronimi.

Il punto e virgola

L’abbiamo inserito sopra la virgola proprio per evidenziare che si tratta di una pausa un po’ più lunga di quest’ultima. Si usa principalmente per indicare l’opposizione tra due concetti o la differenza tra essi, ma anche all’interno di un’elencazione lunga/complessa, per la quale la virgola non sarebbe sufficiente.

La virgola

La virgola è una pausa breve con tantissime funzioni a suo carico:

  • separa elementi all’interno di un’elencazione semplice;
  • segue un vocativo;

“Tu, rispondi alla domanda.”

  • Determina un inciso;

“Carlo, medico pluripremiato, sapeva che sarebbe successo.”

  • Dopo connettivi o avverbi;

“Inoltre, amava collezionare palline di natale.”

  • Evidenzia proposizioni correlative, coordinate per asindeto;

Correlativa: “O qualcosa va bene, o ci rimarrò male.”

Asindeto: “Davide si è seduto, ha letto, si è addormentato.”

 

                                                              Leggi anche il nostro articolo su Dove la tesionline

 

I due punti

I due punti, invece, determinano una pausa intermedia tra il punto e la virgola.

Il loro uso è spesso correlato all’introduzione del discorso diretto, oppure per introdurre una persona all’interno di un testo, per definire elementi appartenenti a uno stesso insieme, in altre parole negli elenchi, ma anche per esprimere un particolare rapporto semantico tra la frase che precede i due punti e quella che segue, ad esempio:

Causa effetto: “Se i soldi facessero la felicità tutti faremmo i salti di gioia, ma questo non accade: esistono persone ricche che non sono felici e, al contrario, povere che lo sono.”

I puntini di sospensione

I puntini di sospensione si usano generalmente per introdurre una sospensione del discorso per titubanza o per allusività, come spesso accade con gli abusatissimi: “ecc…”.

Il punto Esclamativo

La sua denominazione dice molto su di lui: esso serve ad indicare con quale intonazione sia necessario pronunciare una determinata frase e di conseguenza su come essa debba essere interpretata, cioè come una vera e propria esclamazione associata a una particolare emotività.

Per questo è severamente vietato all’interno della scrittura formale e in scritti di ambito ufficiale e scientifico. Quindi, dovete dimenticare la sua esistenza, almeno finché non avete terminato la tesi.

Il punto Interrogativo (di Domanda)

Esso, come il suo fratello sovrastante, è un segno di interpunzione strettamente connesso anche alla funzione pragmatica della lingua in quanto contrassegna una interrogazione diretta. Volendo essere precisi, si tratterebbe, dunque, di un punto che sancisce un atto linguistico, ovvero il porgere una domanda e qui, appare chiaro il perché del suo secondo nome, appunto punto di domanda.

Nonostante, si tratti di un insieme di elementi se ci pensate piuttosto piccolo (in totale i segni di punteggiatura sono circa 11 volendo essere completi, qui, abbiamo trattato solo i fondamentali), a causa della loro polisemia creano spesso diverse incomprensioni e difficoltà in chi gli utilizza.

Ma con una buona rilettura e tenendo sotto mano queste semplici regole non commettere più alcun errore!

 

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